CELENZA SUL TRIGNO - Parla invece di "provocazione" il coordinatore del convegno ed ex sindaco di Celenza sul Trigno, Rodrigo Cieri. L'ex amministratore, che ha moderato i lavori della conferenza tenutatsi nella chiesa parrocchiale sul tema della scuola paritaria, è stato colui che ha non ha dato la parola al sindaco Venosini, negandogli, di fatto, il diritto di replica. Un atteggiamento davvero opinabile, che mal si concilia con la scelta di fare informazione (nei mesi scorsi l'ex sindaco Cieri si è iscritto all'albo dei giornalisti d'Abruzzo, ndr). Per completezza di informazione, dopo lo sfogo-denuncia di Venosini, pubblichiamo, di seguito, l'intervento di Cieri, a spiegazione della sua decisione di censurare il primo cittadino:
"La provocazione finale era organizzata, il tutto è stato organizzato in anticipo. A proposito del convegno sulla paritaria va ricordato che il sindaco ha ricevuto, in data 23 dicembre 2010, la domanda per l’uso della sala teatro, ma in data 28 dicembre, arrogandosi il potere di decidere che la difesa della paritaria è di competenza comunale, di fatto ha detto no all’autorizzazione. Se in data 28 dicembre avesse invitato l’organizzatore a trattare insieme il tema tanto importante, avrebbe potuto essere invitato anche alla tavola rotonda. Ricevuta in data 29 dicembre la diffida e in data 4 gennaio 2011 la comunicazione, prot. com.le n. 44, che il convegno si sarebbe tenuto in chiesa e, visti i manifesti affissi per il paese, solo in data 5 gennaio 2011 ha concesso l’uso della sala teatro. Di fatto un altro no. A quel punto non si poteva fare diversamente. Il sindaco ha tentato di boicottare il convegno facendo pressioni perché non si tenesse in chiesa. Durante il corso del convegno il moderatore ha comunicato che dal pubblico potevano, nei limiti del tempo a disposizione, essere poste delle domande e che già alcuni si erano iscritti a parlare. Inoltre bisognava chiudere entro le ore 19. Dopo che il moderatore, all’ora scaduta, ha dichiarato chiusa la discussione con l’ultimo degli interventi, il sindaco ha chiesto la parola che gli è stata negata. In tutti i convegni il moderatore, secondo una sua valutazione e personale responsabilità , può decidere di concedere o no la parola. Chi non la ottiene, può anche lamentarsi ma, per educazione, rimane seduto al suo posto. Il sindaco, invece, si è impossessato del microfono suscitando le proteste che hanno soffocato la sua voce. A quel punto, concedere la parola, avrebbe peggiorato le cose. Il sindaco, quale autorità di pubblica sicurezza, invece di accettare il diniego del moderatore per prevenire le proteste, non ha fatto altro che provocare né si è dato da fare per sedare gli animi".