“Il problema sanità, torna in maniera dirompente nell'agenda dei lavori del Consiglio Regionale, nella maniera peggiore che ci saremmo aspettati. Nel corso di questi anni abbiamo assistito a tanti cambiamenti di programmi e decisioni che, però, non ci hanno portato i risultati sperati.
Dopo anni in cui nessun vantaggio è stato conseguito sul piano della qualità e anche della quantità dei servizi erogati dalla sanità regionale, la situazione si è fatta ancora più difficile. Senza ripercorrere le tappe della storia, voglio riaffermare ancora una volta, che non si è voluto capire, benché fosse chiaro a tutti, che la riorganizzazione della rete sanitaria molisana, doveva passare, seriamente e non so,lo a chiacchiere, attraverso l'ottimizzazione dei servizi, la specializzazione dei vari presidi sanitari, la collaborazione con la sanità privata non come sostituto di quella pubblica ma legata all'eccellenza che questa poteva offrire.
La tutela degli interessi generali e delle popolazioni, adesso, debbono travalicare quelli di campanile anche se le richieste legittime di certe popolazioni, non possono restare inascoltate. Resto convinto, ancora che nonostante tutto, occorre riconsiderare l’organizzazione degli ospedali pubblici regionali, ottimizzando e riducendo costi e sprechi, ma anche garantendo l'efficienza operativa che oggi, purtroppo, ancora non hanno.
La salvaguardia del diritto alla salute, il miglioramento delle strutture e dei servizi, altro non sarebbero se non che si stanno rispettando gli impegni assunti coi cittadini, e questo non è altro che un nostro preciso dovere di amministratori pubblici. Le notizie su dismissioni, depotenziamento, non fanno il paio con le aspettative della gente, per questo vanno portate all'attenzione generale le soluzioni perché venga garantita l’assistenza sanitaria degna di tale nome, su tutto il territorio regionale. Decreti o non, è questo il messaggio che ancora una volta bisogna lanciare, dato che siamo tutti dalla parte della tutela del bene comune delle popolazioni che rappresentiamo. In caso contrario, altro non faremmo se non acuire i problemi che, la politica, invece, deve essere in grado di risolvere, rendendosi attrice delle azioni che servono ad ampliare e migliorare i servizi offerti ai cittadini, per quanto riguarda la salute pubblica.
Il decreto Balduzzi obbligherà la Regione ad adeguarsi alla nuova classificazione degli ospedali molisani, in base a certi numeri che per il Molise, con la sua popolazione prevede un solo presidio ospedaliero di I° Livello, quello possibile cioè in un bacino di utenza tra 150mila e 300mila abitanti che è Campobasso. Per il resto del territorio regionale, aree tra Termoli e Larino e Isernia, Venafro, Agnone, solo ospedali di base. Questo vuol dire meno reparti e più problemi per le popolazioni che senza una adeguata soluzione, assisteranno, inermi, al tracollo dei servizi sanitari. Tutto ciò, però, non coincide con le reali necessità utili al rispetto del diritto minimo alla salute dei cittadini e per questo è giusto affrontare la questione, affinché, in un confronto costruttivo tra le parti, vengano analizzati tutti gli aspetti che caratterizzano il problema stesso e, soprattutto, vengano trovate le giuste soluzioni per la salvaguardia degli interessi generali.
Una potrebbe essere sbattere i pugni e chiedere stralci, deroghe, revisioni, un'idea che però diventerebbe un tampone se non vi contrapponiamo una effettiva e seria revisione e riorganizzazione del comparto sanitario. Un'altra potrebbe essere l'Accordo di programmazione integrata con le regioni confinanti, dove le strutture sanitarie molisane, dovrebbero unirsi con i presidi geograficamente più vicini come quelli dell'Abruzzo o dell’alta Puglia, della Campania e del Lazio e concordare su come organizzare i reparti che il Decreto Balduzzi non fa rientrare di diritto in un ospedale di base. Non sarebbe un'idea da scartare a priori ma diventa difficile pensare che ciò possa essere realizzato nei tempi di attuazione del decreto stesso e nei modi che diano ai molisani le garanzie di una adeguata assistenza sanitaria, soprattutto se si pensa a coloro che vivono in zone disagiate.
Del resto è davvero giunto il momento di assumere scelte coraggiose, di rigore, che comprendano, nonostante tutto, investimenti in tecnologie e personale, capaci di coniugare qualità del servizio e bisogni dei territori. Scaricare le colpe su qualcuno, non ha senso, tagliando corto, è il momento di pensare alla sanità come un vero diritto basato su precisi doveri, a partire proprio dalla politica ad ogni livello, perché se non si potesse derogare a queste nuove regole, almeno si può lavorare per limitarne gli effetti negativi, a cominciare dalla visione campanilistica della sanità, per finire alla tutela di certi interessi che non combaciano con quelli di tutti, dato che la situazione che purtroppo viviamo oggi, è anche il risultato di inefficienze e ritardi coi quali il Molise ha affrontato la riorganizzazione del sistema sanitario regionale.
E’ perfettamente inutile piangere sul latte versato, così come è inutile illudersi che, ogni atto volto a ribaltare la decisione assunta dal Governo Italiano, possa essere la soluzione giusta al problema che si è venuto a creare. Il problema è politico, non prendiamoci in giro, questo è uno dei momenti più difficili che può essere superato soltanto con un lavoro sinergico tra tutte le forze politiche di questa regione perché, se il malato è ancora più grave, girarci intorno senza trovare una cura adeguata non gli giova, ormai è giunto il tempo di pensare, con senso di responsabilità, che sulla questione non si può continuare ad agire, anteponendo a quelli generali, interessi di parte, occorre prevedere di percorrere la strada nella massima collaborazione e nel dialogo più proficuo. Se così sarà, quello che davvero sarà garantito è esclusivamente il diritto alla salute dei cittadini.”