Dal primo aprile scorso sono state abolite le quote latte, dopo oltre 30 anni durante i quali, in Italia, ha chiuso una stalla su cinque. Coldiretti Molise denuncia che, nell’attuale fase di assestamento del mercato del latte, si moltiplicano le speculazioni a danno degli allevatori, dei consumatori e della qualità, rendendo necessaria maggiore trasparenza lungo la filiera lattiero casearia.
All’inizio delle regime delle quote latte nel 1984 in Italia, sottolinea Coldiretti Molise, il latte veniva pagato in media agli allevatori 24 centesimi di euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63 per cento dalla stalla alla tavola. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e, denuncia ancora Coldiretti Molise, il prezzo del latte fresco si moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317 per cento, con il latte che viene pagato agli allevatori in alcuni casi addirittura meno di 0,38 centesimi al litro, prezzo che una importante catena di supermercati che con marchio proprio confeziona latte 100% italiano un mese ha fissato come minimo alla stalla, mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. In altre parole il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più di 14 centesimi mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro, a valori correnti. In altre parole, evidenzia Coldiretti Molise, oggi gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar. Ma soprattutto il prezzo riconosciuto agli allevatori - sottolinea Coldiretti Molise - non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali con effetti dannosi sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare degli italiani.
Non è un caso, sostiene Coldiretti Molise, che nel mese di marzo, già con l’approssimarsi della fine delle quote latte, comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori hanno portato prima in Spagna e poi in Francia alla condanna da parte dell’Antitrust delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale dove invece c’è un “silenzio assordante” da parte dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del mercato”.
In Francia l’Antitrust il 12 marzo ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che il 5 marzo scorso - riporta Coldiretti Molise - era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Gruppo Lactalis Iberica (11,6 milioni).
Per questo la Coldiretti e il Codacons hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). Gli allevamenti del Molise, di piccole dimensioni, in zone montane o collinari, con una alimentazione prevalentemente autoprodotta in azienda, se danno latte di buona qualità, sopportano maggiori costi di produzione. Essendo i prodotti tradizionali del Molise ottimi, ma privi di riconoscimento DOP, le industrie casearie regionali, invece di qualificarsi con un sistema di tracciabilità che garantisca la provenienza e la qualità del latte utilizzato, continuano a competere sul mercato limando a ribasso i prezzi e contraendo il costo delle materie utilizzate. Il risultato è che da anni si sta strozzando la zootecnia molisana e la maggior parte del latte di qualità prodotto in Molise viene venduto fuori regione, mentre le industrie casearie molisane spesso si forniscono da fuori regione o fuori nazione di latte a basso prezzo, ma anche di “semilavorati” d’importazione.