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Discarica e dissesto, un caso molisano irrisolto citato anche nelle aule della Commissione europea

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Una sentenza della Corte di Giustizia Europea ci ricorda ancora una volta della disattenzione dell’Italia verso le tematiche ambientali e, in particolare, nei confronti delle tante discariche ancora in attesa di essere bonificate. Tra queste se ne evidenzia una tutta molisana a dimostrazione della inefficienza e della lentezza ammnistrativa della Regione Molise. Si tratta dell’ex discarica del Comune di Trivento, un caso che ci parla di ambiente, di dissesto idrogeologico e di artifici gestionali per intrecciarli insieme, ma che finora sono risultati alquanto fallimentari.

La discarica del Comune di Trivento in località Macchia Laccavone è in disuso dal 2000 ma mai bonificata. È inserita nell’elenco, aggiornato a febbraio 2015, delle discariche abusive oggetto di una procedura di infrazione definita con due sentenze della Corte di Giustizia Europea, per il mancato adempimento, da parte dell’Italia, degli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti.

La sentenza della Corte di Giustizia Europea 26 aprile 2007, in primo luogo, dichiarava, anche per la discarica molisana, che la Repubblica italiana (e la Regione subordinata) “non aveva adottato tutti i provvedimenti necessari per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza uso di procedimenti che avrebbero potuto recare pregiudizio all’ambiente, e per vietare l’abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti”;
La sentenza della Corte di Giustizia Europea 2 dicembre 2014, in secondo luogo, condanna e sanziona l’Italia per non aver rispettato la sentenza del 2007 per inadempienza in materia di rifiuti, rifiuti pericolosi e discariche. Non avendo adottato tutte le misure necessarie per conformarsi l’Italia deve versare oltre a una somma forfettaria di 40 milioni di euro, anche una penalità di 42.800.000 euro per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie e fino al momento in cui avrà dato piena esecuzione alla sentenza del 2007.

Certo non bisognava aspettare la Commissione europea per sapere che la Regione Molise e il Comune fossero direttamente interessati agli adempimenti in questione. Ci sono già un decreto nazionale e una legge regionale che normano questi casi. Ora però il caso ha una valenza più ampia e i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Patrizia Manzo e Antonio Federico hanno ritenuto importante richiederne trasparenza attraverso una regolare interrogazione alla Giunta.
Interrogazione che riguarda anche altri aspetti rilevanti, quelli relativi al dissesto idrogeologico; infatti allo stesso tempo in loc. Macchia Laccavone persiste da diversi anni un movimento franoso molto esteso, tra i più este

si sul territorio, che interessa un intero versante arrivando a lambire la strada provinciale SP15 e la periferia dell’abitato, movimento peraltro aggravatosi recentemente in seguito al maltempo; la Regione in questo caso è direttamente interessata agli adempimenti in relazione alla riduzione del rischio idro geologico.

Come ha risposto la Regione a queste due gravi esigenze del territorio? Da una prima analisi dei documenti a disposizione abbiamo registrato inefficienza, lentezza amministrativa e sembra anche altro genere di incongruenze.
L’iter burocratico negli uffici regionali parte nel 2007, dopo che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, con decreto n.262/2004, autorizzò in favore della Regione Molise un impegno di 2.400.000,00 euro, occorrente “per l’attuazione del 9° programma stralcio di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico nel territorio del Comune di Trivento.”

Il Servizio regionale Difesa del suolo infatti, nel luglio 2007, poco dopo la prima sentenza della Corte europea, impegnò, coi soldi del Ministero relativi esclusivamente al dissesto, una somma di 400 mila euro a favore del Comune di Trivento, per l’esecuzione dei “Lavori di realizzazione di opere idrauliche forestali e bonifica della discarica dismessa in località Macchia Laccavone”. A prima vista due piccioni con una fava, ma a quanto pare la bonifica, come vedremo, sembra essere solo nel oggetto delle determine.

Per l’esecuzione dei lavori in relazione al decreto citato, con determinazione del Direttore Generale n. 603/giu2012, quindi dopo cinque anni, è stato concesso al Comune di Trivento, Ente attuatore, un finanziamento di € 400.000,00, importo poi rideterminato, a seguito di perizie di variante sui lavori sostenuti e previsti, nella somma di 296.560,63 euro, e conseguentemente liquidate finora due rate di acconto di 40.000 euro (dic2012) e di 201.817,77 euro (feb2015).

Inizialmente fu disposto il termine di scadenza della concessione al Comune in mesi 18 ma, a seguito di apposite richieste da parte dell’Ente attuatore per completare i lavori e poter procedere alla chiusura del rapporto di concessione, sono state concesse ben tre proroghe semestrali (fino a Giu. 2015).
Perché queste proroghe, su un importo peraltro ben inferiore ai 2 milioni e 400 mila euro impegnati dal Ministero?  I motivi che hanno determinato il ritardo degli adempimenti da parte della Regione e la conseguente scadenza dei termini stabiliti, sono specificati nella determina dirigenziale n.178/nov2014: “il Servizio Difesa del Suolo non ha potuto dar corso alla suddette richieste in quanto i fondi necessari, a suo tempo impegnati, sono andati in perenzione amministrativa alla data del 31/12/2013″ (a quanto pare non dovevano essere cancellati).

Solo dopo che lo stesso Servizio chiede al competente Servizio Bilancio, in occasione dell’assestamento del Bilancio 2014 (siamo a Dic. 2014), di reiscrivere le somme occorrenti sul medesimo capitolo 24055 della UPB 514, riparte l’iter di liquidazione in favore del Comune di Trivento.
Sono passati 11 anni dall’impegno di spesa approvato dal Ministero, le determinazioni regionali succitate sono tutte titolate “Lavori di realizzazione di opere idrauliche forestali e bonifica della discarica dismessa in località Macchia Laccavone” però la situazione del dissesto idrogeologico è peggiorata rovinosamente pochi mesi fa e i finanziamenti sono stati concessi e liquidati in conformità di quadri economici dei lavori dai quali sembrerebbe non risultare un avvio dei lavori di bonifica.

Tutto ciò premesso i consiglieri regionali hanno interrogato la Giunta per conoscere:
quanto è stato fatto al fine di effettuare le bonifiche ed ottemperare a quanto richiesto dalla Corte di Giustizia Europea
che genere di rifiuti persistono sul sito in questione
se esiste un progetto di bonifica e nel caso se si è proceduto all’approvazione dello stesso
se l’ARPAM ha avviato una istruttoria tecnica
se è lecito che i finanziamenti ministeriali per la riduzione del rischio idro geologico possano essere indirizzati per altro genere di finalità
se il movimento franoso ha aggravato gli eventuali lavori di smaltimento nel sito di bonifica in oggetto

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