La chiusura della Prefettura di Isernia rappresenta l’ennesimo colpo di scure a danno della provincia di Isernia. Un’altra istituzione che va via significa ulteriore impoverimento del tessuto economico locale, ma nella fattispecie significa privare i cittadini e le istituzioni locali di un organismo di confronto e di tutela oltre che dei cittadini anche delle istituzioni stesse.
Ascolto e leggo commenti assolutamente fuori luogo. Mi riferisco a coloro che definiscono enti inutili le Prefetture o la Prefettura di Isernia.Parlano da profani e non a ragion veduta, perché non è assolutamente così. La Prefettura rappresenta un punto di riferimento molto importante per una serie di problematiche che ogni giorno si pongono all’attenzione dei cittadini e degli amministratori locali.
Diversamente viene meno la garanzia e la certezza della presenza sul territorio dello Stato. Quello stesso Stato che dovrebbe garantire gli stessi servizi e gli stessi diritti a tutti i cittadini e che, invece, con queste operazioni di spendingreview mira soltanto ad abbattere costi con le inevitabili negative conseguenze per i cittadini e per tutti quegli enti e organismi che fanno riferimento quotidianamente a questo importante presidio dello Stato sul territorio. Non riesco e non voglio nemmeno immaginare cosà accadrà dopo la soppressione della Prefettura di Isernia, certamente toccherà ad altre istituzioni legate alla Prefettura con il pericolo di minare la sicurezza pubblica del territorio.
E’ l’ennesimo intervento punitivo per i territori più deboli e più scarsamente popolati. Perché è questo il motivo di tali interventi ovvero i “numeri”, ma questi numeri scendono e continueranno a scendere perché le condizioni di vita continueranno a regredire proprio a causa di scelte infauste. Le inutili affermazioni, i paroloni di politici, non incantano più nessuno perché se da una parte ribadiscono l’importanza della identità delle piccole realtà, nella concretezza delle scelte che si vanno a fare dimostrano esattamente il contrario.
I cittadini dei piccoli centri (e tra questi includo anche il capoluogo di provincia) non possono più tollerare questa continua depauperazione delle istituzioni, sempre a danno dei più deboli. Con l’accentramento dei servizi (quasi tutti) a livello regionale aumentano le difficoltà per i cittadini, perché il Molise seppur piccolo conta ben 136 comuni (che devono continuare a vivere ed esistere) ed il riferimento sempre e solo esclusivamente al capoluogo di regione è, a mio parere, al di fuori di ogni valida programmazione politica che si voglia definire tale.
La delegazione parlamentare molisana faccia sentire con forza la propria voce.