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Taglio Province, ennesima farsa

Le Regione decide di non decidere: il Movimento 5 Stelle dice NO alla legge di riordino delle Province che dimostra la mancanza di coraggio del centrosinistra

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A settembre 2014 il Movimento 5 Stelle depositò un’interrogazione per chiedere lumi sul riordino delle funzioni provinciali. Ci chiedevamo, ad esempio, che fine avrebbero fatto le funzioni in materia culturale come biblioteche e musei. Chiedevamo, inoltre, come si stava attivando la Giunta in vista della riorganizzazione prevista dalla riforma Delrio, considerando che, al di là degli spot renziani, le Province esistono ancora oggi e devono mantenere le funzioni fondamentali (come viabilità, ambiente, polizia provinciale, edilizia scolastica, ecc.). Altre funzioni, invece, devono essere trasferite a Comuni o Regioni, con tutto ciò che ne consegue in termini di personale che mantiene la posizione giuridica ed economica pre riforma, ma anche di trasferimento beni e di contenziosi.

La legge Delrio-Renzi, annunciata come quella che abolisce le Province, prima si è rivelata una farsa, perché ha creato solo assemblee di nominati togliendo ai cittadini la scelta dei rappresentanti; poi è stata considerata inattuabile dalle Province stesse e dai sindacati, lasciando le Regioni in mezzo al guado. L’unica cosa certa è che sono state incaricate proprio le Regioni di legiferare sul trasferimento delle funzioni provinciali ad esse stesse, e qui il governo regionale ha dato il meglio di sé, approvando ieri un testo di legge in notevole ritardo, sostanzialmente per adempiere a un obbligo di legge, ma che in pratica ridetermina il nulla. Le funzioni fondamentali restano in capo alle Province, perché è bene ripeterlo, continuano a esistere. Le funzioni non fondamentali sono trasferite alla Regione Molise con il relativo personale, ma comunque ‘ridelegate’ alle Province almeno fino a fine 2016, in una sorta di ‘partita di giro’ tra Enti. Questo accade perché la riforma è stata concepita in maniera del tutto errata, per fornire solo l’ennesimo spot elettorale al Premier. Una riforma slegata dai contesti territoriali, poiché manca di numerose precisazioni, di indirizzi che questa Amministrazione non si è preso la responsabilità di conferire in maniera chiara.

Dal Governo regionale ci saremmo aspettati una riforma più coraggiosa e più ‘regione-centrica’ proprio perché la nostra è una piccola realtà. Ci aspettavamo una legge più organica e più chiara, visto che le cifre su personale, qualifica professionale, inquadramento economico non ci sono mai state fornite.

Ci aspettavamo, in definitiva, un piano di riorganizzazione generale della Regione, con le strutture e i Servizi potenziati, viste le lamentele di sottorganico, e che spiegasse come gestire le 22 persone appartenenti alle Comunità montane in utilizzo alla Regione Molise, magari coordinando il testo con la legge sulle Unioni di Comuni. Peccato che, anche stavolta, non è accaduto niente di tutto questo.

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