“Grazie a tutti per questi tre anni, purtroppo non ho potuto finire la mia avventura come avrei desideratp, sia per problemi personali che fisici, e chiedo scusa per questo, però penso di aver preso la decisione giusta, ma questo lo dirà solo il tempo. Adesso voglio ringraziavi per come mi avete trattato, ho conosciuto delle persone meravigliose che mi mancheranno tanto, però dovete sapere che in Cile avrete un tifoso in più che seguirà la squadra sempre!! Grazie di cuore e FORZA AGNONE!!!”
Poche parole ma che arrivano dal cuore, forse scritte mentre si aspetta l’imbarco prima di lasciare definitivamente l’Italia e i ricordi di tre anni vissuti sulle montagne dell’alto Molise. Istantanee intense che porterà dientro per tutta la vita. Perché per Bruno Pesce Rojas, Agnone non è stata una semplice avventura e lo si capisce da quelle poche parole scritte probabilmente con un nodo alla gola. Il “cileno”, come amavano chiamarlo i compagni di squadra, è stato uno di quei giocatori che ha saputo conquistare gli appassionati del “Civitelle” in poco tempo, grazie alle sue giocate e alla schiettezza fuori dal rettangolo di gioco. Di lui ricorderemo per sempre non solo la rabona, la classe cristallina, un gol-salvezza al Bojano e i consigli ai più giovani, ma soprattutto l’episodio di inizio stagione. Quando Bruno Pesce dopo un mancato saluto ai tifosi nelle ultime gare dell’anno scorso si è recato in un ritrovo degli ultras granata per ribadire il suo attaccamento alla maglia e che quel gesto era stato dettato solo ed esclusivamente dall’impulso di chi viveva una situazione di classifica non facile. Non sappiamo quanti altri suoi colleghi avrebbero avuto lo stesso coraggio, la stessa determinazione. Nel suo ultimo periodo vissuto ad Agnone era triste, silenzioso, introverso, quasi irriconoscibile: stava meditando il suo ritorno in Cile da sua moglie, dai suoi affetti più cari…A dimostrazione che la famiglia viene prima di qualsiasi cosa.
Ciao Bruno, ciao “Cile”….