Poggio Sannita 16 agosto 2018 “Sposa bagnata, sposa fortunata…” sono le parole di buon auspicio con cui il vescovo di Trivento, mons. Claudio Palumbo, ha iniziato l’omelia, proseguendo: “…la pioggia è un segno particolare che ci ricorda anche il beneficio della grazia che scende come rugiada, sul velo delle nostre anime per ridestarle a vera vita”. Si è svolta, infatti, sotto una insistente pioggerella la cerimonia di riapertura al culto della chiesa di San Rocco (sec. XVII°) a Poggio Sannita. Il vescovo in una chiesa gremita e attenta, con decine di persone rimaste fuori sotto la pioggia ad ascoltare la messa dagli altoparlanti, dopo i saluti iniziali: al parroco don Paolo del Papa, al sindaco Pino Orlando, ai fedeli presenti e ai Poggesi nel mondo, si è soffermato sulla figura di San Rocco da Montpellier, vissuto nel 1300 “…in una società europea, anche all’epoca, piena di paura, confusa e molto problematica” una società in cui si stagliò la figura del Santo dedicatosi ad opere di carità e assistenza, soprattutto ai malati di peste che curò anche attraverso miracolose guarigioni. Il vescovo in chiusura di cerimonia ha voluto congratularsi con quanti si sono adoperati per la riapertura di San Rocco invitando le famiglie a visitare e frequentare la chiesa, con una speciale raccomandazione “Portate i bambini spiegate la storia di San Rocco e di tutte le statue, insegnate loro a dire una preghierina alla Madonna ma dovete farlo voi genitori nonni e nonne perché sono degli insegnamenti che poi non si dimenticheranno più nella vita”.
Lo ha fatto in maniera originale e profonda, ricorrendo ai versi della splendida poesia di Trilussa “N’Ave Maria”. Al termine della cerimonia un visibilmente soddisfatto don Paolo ribadendo tutta la soddisfazione e la gratitudine verso la comunità poggese, ancora una volta generosa e presente, ha comunicato che la chiesa, trovandosi in una posizione più comoda da raggiungere rispetto alla chiesa madre, sarà utilizzata per le funzioni nei giorni feriali. Anche lui poi si è soffermato sulla figura di San Rocco, ricordando come abbia saputo rinunciare alla ricchezza ed al blasone familiare per farsi povero, ricevendo la vera ricchezza di Gesù nel cuore, ben più importante di quella materiale ed effimera. Il grazie al precedente vescovo mons. Scotti e il commosso ricordo unito al sentito ringraziamento, per l’ex amministratore-economo diocesano don Antonino Scarano, scomparso nei mesi scorsi; due figure che hanno reso possibile un restauro più completo del previsto, intervento portato a termine dal suo successore don Antonio Guglielmi, con l’ausilio dell’ing. Sergio Berardinelli. Altrettanto sentiti ringraziamenti sono andati a tutti i tecnici a vario titolo coinvolti a cominciare dall’arch. poggese Livia Mancini, tecnico incaricato; l’arch. Claudio Civerra e il geom.
Rino Palomba della Soprintendenza; la ditta Biase Totaro; l’elettricista Renato Palomba; l’imbianchino Stefano Santilli e tanti altri che si sono prodigati volontariamente con il loro tempo e col loro lavoro perché tutto fosse a punto per la riapertura della chiesa. Infine ha preso la parola l’arch. Livia Mancini, progettista e direttore dei lavori elegantissima ed emozionata (in quanto poggese) che ha assolto al proprio incarico con professionalità, competenza, passione e pazienza requisiti indispensabili per poter affrontare e superare gli innumerevoli ostacoli e difficoltà quotidianamente riscontrati in tre anni di delicati lavori.
Nel corso della sua applaudita relazione ha descritto con dovizia di particolari l’intervento di restauro e risanamento conservativo, oltre a ringraziare anche lei quanti già citati dal parroco, con una particolare menzione per le sorelle Raffaella ed Urania Sartorio, restauratrici. “Con grande gioia la chiesa oggi è riaperta al culto e se ripenso a com’era tre anni fa e la guardo oggi posso essere più che soddisfatta del lavoro svolto. Da questa esperienza ho imparato tante cose soprattutto a non mollare. Non mi resta perciò che ringraziare don Paolo per avermi commissionato questo splendido lavoro, per la stima e la fiducia riservatami. E’ per me motivo di orgoglio non solo come architetto, ma soprattutto come poggese. Ho dato anima e cuore affinché i lavori fossero svolti nel migliore dei modi e mi auguro di aver ridato il giusto decoro alla nostra chiesa”, la chiosa finale.
Poggio Sannita 17/08/2018