Difficoltà organizzative,troppa politica ed aziende che non sono in grado di gestire le procedure più complesse. Per comprendere le motivazioni della lentezza con la quale i bandi per le imprese fanno giungere i loro soldi a destinazione, la FASI (Funding Aid Strategies Investments ) ha intervistato un tecnico ministeriale, che vuole rimanere anonimo, che spiega dettagliatamente cosa non funziona nella macchina della pubblica amministrazione.
“Ci sono due tipologie di fattori interni ed esterni all’amministrazione. Esiste un turn over micidiale di personale e direttori generali nelle direzioni chiave,per cui si creano nuovi strumenti anziché ritoccare quelli già esistenti,e poiché la politica ha bisogno di annunciare novità in continuazione,si fa uno strumento in tutta fretta che annuncia che le regole saranno definite con decreto dopo due mesi. Un esempio sono i contratti di sviluppo,nati quando ancora i contratti di programma dovevano svilupparsi definitivamente.
Uno dei fattori esterni è l’andamento economico in quanto quasi tutti i meccanismi di finanziamento sono prociclici cioè funzionano se l’economia funziona. La prima spesa che viene tagliata dalle imprese,in periodi di crisi, è quella della ricerca ed un rallentamento sulla ricerca porta ad un rallentamento delle richieste di finanziamento. E c’è la mancanza di cultura nelle imprese.
E’ altissima la percentuale di revoche dovute a comportamenti scorretti da parte delle imprese. Esiste,purtroppo,una propensione ad una gestione disinvolta di queste risorse: vere e proprie truffe ed incapacità di fare un business plan. Altro fattore determinante è la qualità della selezione. Lo Stato, a volte,non è in grado di fare selezioni intelligenti soprattutto quando interferisce sui processi di mercato e il denaro lo mettono anche le banche. Quindi è bene che collabori con altri soggetti in grado di coadiuvarlo. In altri casi,c’è il problema di trovare un punto d’incontro fra troppe teste. Ci sono meccanismi che restano fermi per un impass tra il Ministero dell’Economia,la Banca d’Italia e la Conferenza Stato Regioni. Poi ci sono i decreti attuativi impossibili da realizzare perché la legge è stata concepita in cinque minuti senza approfondimenti”.
Una pagina che,almeno in parte, fa chiarezza circa un iter ignoto alla stragrande maggioranza di chi confida nei finanziamenti. Mai come ora il concetto di semplificazione,a livello tecnico e senza infiltrazioni politiche,potrà esprimersi nella sua vera definizione.