È arrivata la primavera anche a Agnone- Le condizioni meteo degli ultimi giorni fanno pensare più all'autunno che alla primavera. Ma nell'aria la primavera è evidente e la natura sta al passo con i tempi. Alberi di melo, ciliegio, melo cotogno in fiore ce la ricordano seppur nella pioggia degli ultimi giorni. Con la primavera anche gli insetti proliferano e con essi le zecche. In questa settimana più di un agnonese e' ricorso alle cure mediche e al primo soccorso dell'Ospedale San Francesco Caracciolo per ricevere cure dopo la puntura di una zecca. Purtroppo in questo periodo, fino ad autunno, è facile imbattersi in questi animaletti, che vivono nei prati e possono essere portatori di infezioni potenzialmente gravi, come la malattia di Lyme.
“Questi parassiti sono presenti soprattutto in zone rurali, dove ci sono erba alta o arbusti – spiega al Ducato Andrea Boscherini, naturalista e divulgatore scientifico – si appostano sull’estremità delle piante e alzano le due zampe anteriori per attaccarsi al primo animale o persona che passa. È possibile trovarli anche in mezzo al bosco, ma è più difficile perché senza un folto sottobosco faticano a trovare una postazione adeguata. Quindi i campi o i sentieri che li attraversano sono i luoghi dove si trovano di più”.
Sono moltissimi gli animali che potrebbero avere delle zecche e passarcele. “Dai mammiferi (come cinghiali, caprioli e cervi o animali domestici) ai pennuti, fino ai rettili in alcuni casi – continua Boscherini – gli animali selvatici possono averne fino a 200 insieme. Come misure di prevenzione è meglio evitare di uscire dai sentieri se non è necessario, utilizzare pantaloni lunghi e stretti, aderenti agli scarponi, e consiglio abiti chiari perché permettono di vedere meglio se si attaccano zecche. Non esistono unguenti naturali efficaci per prevenire, i “rimedi della nonna” sono inutili. Le uniche che funzionano davvero sono le lozioni chimiche”.
Nella maggior parte dei casi non ci si accorge nemmeno che una zecca ci si è attaccata, ma quando succede è importante toglierla il prima possibile. “Il pericolo di contrarre un’eventuale infezione cresce con il passare del tempo – specifica Francesco Barchiesi, professore al Policlinico delle Marche e primario del reparto di malattie infettive all’ospedale di Pesaro – per estrarla bisogna cercare di non spingere sul suo corpo, altrimenti potrebbe iniettarci il virus/batterio. Si può usare una pinzetta e bisogna afferrarla il più vicino possibile alla nostra pelle, facendo un lieve movimento rotatorio, delicatamente. È meglio togliere anche il rostro, il piccolo uncino con cui rimane attaccata, utilizzando un ago sterilizzato”. È importante non usare alcol, creme o sapone durante l’estrazione, perché c’è il rischio che il parassita rigurgiti il virus/batterio nel nostro corpo.
La zecca può trasportare e trasmetterci virus o batteri che determinano malattie, come la Borrelia (Lyme) o la Tularemia, entrambe batteriche, ma può anche non essere infetta o comunque non trasmettere nulla all’uomo. “La malattia di Lyme di solito si presenta con un’eruzione della pelle intorno al morso, di colore rosso, che tende ad allargarsi formando cerchi concentrici – illustra ancora Barchiesi – i suoi sintomi possono essere mal di testa e febbre, dolori muscolari o articolari e una sorta di meningite. La Tularemia, invece, è caratterizzata da ingrossamenti di linfonodi e tumefazioni della pelle, malessere in generale”.
Ma non è il caso di creare alcun allarmismo: “Io nella vita mi sono staccato almeno 300 zecche e non mi hanno mai passato nessuna malattia – sdrammatizza il naturalista Boscherini – c’è tanta paura per le zecche ma spesso è frutto solo di disinformazione”.