L’Ambasciata di Germania a Roma presenta da diversi anni sui propri social (Facebook e Instagram) le storie di tedeschi legati all'Italia o viceversa di italiani che vivono in Germania. E' un modo di mostrare quanto forti siano i legami tra i due Paesi al di là degli stereotipi. Per questo ha chiesto a mio padre di raccontare in modo conciso la sua storia di vita tra l’Italia e la Germania, richiesta che ha accolto con grande piacere. Giovanni Pollice
La storia di Donato Pollice, centenario di Capracotta:
“Sono ancora vivo e vegeto: coltivo ancora il mio orto dietro casa e, ogni anno, affronto in macchina il lungo viaggio fino a Capracotta, il mio paese natale. Qui, a 1400 metri d’altezza in provincia di Isernia, sono nato il 3 ottobre 1920. A otto anni mio padre mi mandò in Puglia per fare il pastore. Furono anni difficili, in solitudine, confinato tra le campagne, gli animali e la dura terra da coltivare. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ero già sotto le armi, arruolato in un reparto di artiglieria contraerea. Inviato in Libia, fui fatto prigioniero dagli americani e mandato, come internato militare, a lavorare in Gran Bretagna. Per questo sono stato insignito della Croce al merito di guerra della Repubblica italiana. Al mio rientro in Italia ripresi a lavorare come lavoratore edile non lontano dal mio paese. Mi sposai, misi su famiglia e nacquero i miei due figli, ma le condizioni economiche erano sempre troppo precarie e incerte. Ed è così che nella primavera del 1960, a quasi quarant‘anni, decisi di mettermi in viaggio verso la Germania.
Dichiarato fisicamente idoneo alla visita al centro di reclutamento di Verona, mi destinarono ad una cava di pietre a Raumünzach, piccolo centro della Foresta Nera. Ci rimasi otto mesi, fino alla fine del contratto stagionale, alloggiato in una baracca insieme ad altri cinque italiani senza acqua corrente e servizi igienici. Nonostante guadagni buoni, quel lavoro non era per me. E così nel 1961 cercai un’altra occupazione fino a quando non fui assunto in una fabbrica di carta dove ci ho lavorato fino al mio pensionamento. Il 1966 mi raggiunse mia moglie e i figli che hanno fatto la loro strada in Germania e oggi sono orgoglioso di avere due nipoti entrambi laureati.
Mi ricordo bene un bellissimo evento in occasione del 60° anniversario dell’accordo bilaterale per il reclutamento e il collocamento di manodopera italiana in Germania, il 7 dicembre 2015, in Cancelleria a Berlino, con la Cancelliera Angela Merkel e l’allora Ministro per l’Integrazione Aydan Özoğuz al quale ebbi l’onore di partecipare essendo tra i primi ed ancora viventi cosiddetti “Gastarbeiter” a trasferirsi in Germania. La Cancelliera Merkel riconobbe pubblicamente il contributo di noi stranieri dicendo che abbiamo reso la Germania più emotiva e meno rigida; e senza di noi il miracolo economico tedesco non sarebbe stato probabilmente possibile. Questo mi rende felice e orgoglioso, è un riconoscimento per tanti sacrifici fatti in vita mia e mi fa sentir parte integrante di questo paese.
Nel 2017 il sindacato dei minatori, chimici e settore dell’energia (IG BCE) mi ha conferito l’attestato di benemerenza e la spilla d’argento per i miei 50 anni di fedeltà al Movimento del Sindacato Tedesco. Sono anche socio onorario della banda (Musikverein) di Gernsbach/Hilpertsau. Ciò vuol dire che ho sempre partecipato alla vita sociale del paese in Germania – senza dimenticare le mie radici molisane. In effetti anche a Capracotta sono socio onorario della società operaia di mutuo soccorso. Un’altra cosa che mi ha fatto immenso piacere è stato il fatto che in occasione del mio 100esimo compleanno ho ricevuto gli auguri personali non solo dai sindaci di Capracotta, Candido Paglione e di Gernsbach, Julian Christ, e dal Presidente del Baden-Württemberg, Winfried Kretschmann, ma anche dal Presidente della Repubblica Federale, Frank-Walter Steinmeier.
Come già detto, torno ogni anno a Capracotta. Sono 100 anni di vita fra Italia e Germania! Nonostante gli esordi della mia permanenza in Germania non furono idilliaci, non mi sono mai pentito di aver lasciato il Molise per costruirmi qui in Germania una nuova vita."